Di ritorno da Paolo, prima parte

I diari della ValeLa mia missione in Italia finalmente è volta al termine. E’ durata più del previsto perchè una serie di eventi si sono sparpagliati intorno a me intrappolandomi in una pericolosissima ragnatela. Ma finalmente, dopo quasi due mesi di lontananza dalla mia dolce metà, riparto..ritorno in Asia.
Mio fratello Giorgio e la sua ragazza Rosa mi hanno accompagnato all’aeroporto di Orio al Serio (BG) e come ogni volta che devo salutare mio fratello mi scappa la lacrimuccia, insomma tutto regolare.
In breve tempo arrivo a Londra, a Stanted. Qui mi dovrò fermare per quasi 24 ore ad aspettare il mio prossimo volo della AirAsia per Kuala Lumpur. Faccio un giretto e vedo che molta gente si è già accampata per la notte, sono le 23.30. Non c’è più posto sulle poltrone e anche per terra si vedono a perdita occhio solo un mare di sacchi a pelo, gente che dorme, che legge, che gioca a carte, etc. etc.
Cerco anche io il mio angolino e mi sdraio. Il pavimento è gelido e dopo poco il freddo mi penetra nelle ossa così tiro fuori il sacco a pelo e mi ci accoccolo dentro. Mmm..che tepore mi scaldo un po’ e sogno di essere ancora nel letto di casa mia, sotto le coperte calde e pulite. Nel sogno sono felice di non essere ancora partita, ma dopo poco vengo scossa da un altro brivido che mi sale su per la schiena, svegliandomi. Il marmo del pavimento è freddo e fa disperdere il mio calore, ci vorrebbe proprio un materassino da mettere in terra, per isolarmi un po’. Tengo duro e verso le 4 del mattino mi sposto su una poltrona, hanno aperto qualche check-in e un po’ di gente parte, liberando qualche posto a sedere. Finalmente, così riesco a fare una sana dormita.
Una volta sveglia cambio qualche soldo e con 1,55 sterline mi bevo un caffè. Ho due libri: “Caos Calmo” e “Il cacciatore di aquiloni”. Saranno i miei due compagni di viaggio tra Londra, il volo per l’Asia e a Kuala Lumpur, dove mi dovrò fermare per qualche giorno per fare il social visa per l’Indonesia. Questa mattina però sono distratta, non riesco a leggere, perchè la mia attenzione va nel guardare il via vai dell’aeroporto, la gente che parte e che arriva, i dipendenti dei bar, le hostess, i poliziotti, i trolley, le valigie, gli zaini..sono incantata dalla situazione, come se stessi vedendo tutto su uno schermo gigante, mi sento come in un dopo sbornia, frastornata e inebetita.
Pranzo con due sandwiches di pollo e maionese, mi riaddormento e finalmente leggo un po’.
All’improvviso compare un plotone di donne in maglia rossa con cucito in filo bianco il logo dell’AirAsia. Prendono posizione e finalmente aprono il check-in del mio volo.
MI metto in coda, dovrei essere contenta, ma sento che c’è qualcosa che non va. Sarà perchè le hostess dell’AirAsia del check-in sono pallide come delle mozzarelle, con delle pettinature fuori moda e poco carine? Sarà perchè sotto la polo rossa, indossano degli orribili pantaloni senza forma blu elettrico e delle scarpe a mezzo tacco nere?! Ma dove sono finite quelle belle ragazze Asiatiche, in ordine, ben truccate e pettinate ed elegantemente avvolte dal tailler rosso fuoco? Mmm..non mi piacciono queste donne e mi sento nervosa, come se avessi dell’esplosivo addosso, ma ecco che tocca a me, è il mio turno. Passaporto e la stampa del biglietto.
Hostess: “solo andata?!”
Io: “sì!”
Hostess: “ma non ha un biglietto d’uscita per la Malesia?”
So dove vuole andare a parare, sono nel panico. Questa volta sono sola, non c’è Paolo che sa sempre cosa dire in queste situazioni per svincolarsi. Mento dicendo che ho un biglietto per Bali ma la hostess mi chiede di vederlo. Io le dico che non l’ho con me, perchè è un biglietto on line e non l’ho stampato e la donna dalla maglia rossa mi chiede di andare a stamparlo o di farlo faxare da qualcuno a casa.
Sento le gocce di sudore grondarmi dalla fronte e in viso divento rossa come un peperone. Insisto con la hostess del check-in per farmi passare ma lei mi sbologna ad un suo superiore.
Così, in men che non si dica, eccomi di fronte ad un responsabile. Inizio ad asfissiare la persona che ho davanti a me con un milione di parole. Gli dico che non capisco quale sia il problema, che sono già partita per l’Asia con un biglietto di sola andata e che dalla Malesia io posso uscire via terra e bla bla bla. Il tipo, probabilmente rincoglionito dal mio tanto parlare a nastro, mi liquida dicendomi: “faccia come crede, se la dovrà vedere con l’immigrazione Malese appena arriva!”
Fiuuuu..e con il biglietto tra le mani corro verso il mio gate.

6 commenti su “Di ritorno da Paolo, prima parte”

  1. accidenti, andare in Asia è cosi’ difficile come andare in Africa? in congo sarebbe bastato far “glissare” qualcosina nel passaporto 😀

  2. Ah, anch’io sono interessato a sapere com’è finita la storia 🙂 Ho un biglietto per la Malesia di sola andata. L’ultima volta che ci sono stato però non mi hanno controllato i biglietti all’immigrazione, solo il passaporto e l’autocertificazione per il visto di 90 giorni. Adesso rompono le scatole all’arrivo?

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