Phnom Penh

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Ci svegliamo presto e partiamo per la Cambogia. Il confine è molto vicino e per uscire dal Vietnam ed entrare in Cambogia ci mettiamo poco tempo. Risaliamo sul bus e ci rimettiamo in marcia verso la capitale. Il cielo è di un azzurro splendido, adorno di tante nuvole bianco latte così perfette che sembrano disegnate, in terra invece risaie di un verde brillante e qua e là qualche vacca che pascola. Passiamo diversi villaggi fino ad arrivare sulle sponde del Mekong, qui dobbiamo aspettare che arrivi la chiatta che caricherà tutte le macchine e gli autobus e che in pochi minuti ci porterà sull’altra sponda. Ci sono molti minibus e autobus in coda, i bussini sono stra carichi di persone e portano la gente anche sul tetto. Guardiamo fuori dal finestrino e vediamo molte donne e bambini che vendono cibo. Tutti indossano un cappello di paglia e sulla testa in perfetto equilibrio portano i piatti e i cesti con dentro il cibo: panini, gamberoni al vapore, uova sode, quaglie glassate, frutta, acqua e grandi insetti e tarantole fritte. C’è chi cammina tra le macchine e chi invece vende la propria merce stando seduto. Tra i venditori gironzolano diverse mucche che cercano di brucare qualcosa tra i cumuli di rifiuti.
Una volta arrivati sull’altra sponda dopo un’ora circa raggiungiamo Phnom Penh. Anche qui è un caos infernale, l’unica differenza è che in questa città nessuno suona il clacson, almeno le nostre orecchie riposano un po’. Appena scendiamo dall’autobus veniamo letteralmente assaliti dai tassisti che ci fanno mille domande: “dove vai? cerchi un hotel economico? veni con me! dove vi devo portare? di cosa avete bisogno?”. Ci allontaniamo subito e andiamo a cercare un telefono, in teoria c’è una couchsurfer che ci dovrebbe ospitare ma il suo cellulare è sempre irraggiungibile. Cambiamo qualche soldo e andiamo a sederci in un bar all’interno di un centro commerciale per rilassarci un po’. Le nostre papille gustative vanno in estati assaporando una golosa coppa di gelato, ci voleva proprio! E’ impressionante ma qui a Phnom Penh tutto si paga in dollari americani, esiste la moneta locale ma anche i Cambogiani pagano con i verdoni.
Riproviamo a richiamare la couchsurfer ma niente, il suo cellulare tace così decidiamo di cercarci un bell’ostello perchè siamo stanchi e soprattutto perchè questa città ci sta già troppo stretta. Così detto fatto troviamo l’hotel e compriamo subito il biglietto per Siam Reap, partiremo domani.

Un commento su “Phnom Penh”

  1. Ma il coachsurfer non lo avete più trovato? Che tirapacchi! Complimente per il passaggio:”Il cielo è di un azzurro splendido, adorno di tante nuvole bianco latte…”… veramente poetico!!! State diventando come Terzani!!! Vai Ragazzi!!!

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