Palawan Island

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Con un volo della Air Philippines sorvoliamo una parte dell’arcipelago e in poco più di un’ora arriviamo a Puerto Princessa, sull’isola di Palawan. L’aeroporto è minuscolo e non ha una vera e propria struttura, sembra più una veranda! Decidiamo di raggiungere subito Port Barton dove si trova un amico spagnolo di Paolo con il quale ha viaggiato per diversi mesi circa 5 anni fa. Chiediamo informazioni ad un banchetto appena fuori dall’aeroporto che in teoria dovrebbe essere l’ufficio del turismo di Puerto Princessa. Le ragazze del banchetto ci dicono che ci sono ben tre bus che vanno a Port Barton così prendiamo un tricycle e ci dirigiamo alla stazione degli autobus ma già il motociclista che ci accompagna ci dice che non c’è nessun bus che va a Port Barton, perchè ce n’è solo uno al giorno che parte la mattina molto presto. Philippines IslandsArriviamo alla stazione dei bus che non è altro che una grande tettoia con diversi bussini più o meno diroccati e stracolmi di gente e merce. Anche qui ci confermano che non ci sono bus che vanno a Port Barton e ci consigliano di prendere il bus per Roxas e il giorno dopo il jeepney per Port Barton..insomma c’eravamo tanto ben abituati ai trasporti e alle informazioni precise degli altri paesi che abbiamo visitato in Asia che adesso siamo quasi un po’ spaesati.
Saliamo sul bus che sembra più un camioncino con i sedili fatti a panca e saldati alla carrozzeria. Non ci sono vetri ai finestrini ed è stra pieno di gente mentre sul tetto caricano ogni ben di Dio oltre a qualche pollo e una decina di persone in più. Partiamo, sulla nostra destra la costa mentre a sinistra una fitta vegetazione e qua e là qualche piccolo villaggio formato da casette di legno. Arriviamo a Roxas verso le 7.30 di sera e dopo aver mangiucchiato qualcosa ai baracchini della stazione degli autobus cerchiamo un posto dove dormire. Chiedendo qua e là troviamo una locanda dove tutti i clienti sono persone in transito da un paesino all’altro in attesa del proprio bus. Conosciamo una coppia di Svizzeri che come noi stanno andando a Port Barton e con loro il mattino successivo cercheremo di capire come fare per raggiungere questo benedetto villaggio di pescatori. E’ sera e anche qui non mancano le illuminazioni natalizie, mi metto sulla veranda della locanda a bere un caffè istantaneo e osservo un gruppetto di ragazzini che giocano in strada facendo scoppiare qualche miccetta, un piccolo anticipo di capodanno, e poi arriva un gruppo di circa 5 persone con chitarre e banjo che vanno di casa in casa a suonare qualche brano per raccimolare qualche soldo, una sorta di zampognari tropicali che suonano però brani dalla melodia messicana. Il tutto è davvero surreale come il mio caffè!
Il mattino dopo ci svegliamo molto presto insieme agli Svizzeri, ci dividiamo e dopo aver chiesto a più persone siamo riusciti ad avere più o meno lo stesse informazioni. C’è un solo jeepney che va a Port Barton, la “compagnia” si chiama Lion King e parte tra le 10 e le 12. Ok, gli svizzeri vanno a fare colazione mentre noi cambiamo qualche soldo perchè probabilmente Port Barton non ha né bancomat né cambio.
Torniamo alla stazione dei bus e aspettiamo il nostro jeepney. La stazione è in fermento, bussini che vanno e che vengono, sacchi di riso o di cipolle corrono trasportati sulle teste della gente e vengono caricati o scaricati dai mezzi. Un gruppetto di ragazzini di circa 6-7 anni va girando per i passeggeri suonando dei tamburelli fatti con dei tubi di plastica mentre una bambinetta balla e canta seguendo il ritmo. Ma finalmente vediamo arrivare da lontano un bestione di jeepney, con una bella scritta gigante sul muso “Lion King”, è completamente ricoperto di fango, ha delle ruote belle giganti, il telaio è ben sollevato da terra ed ha un bel cavo d’acciaio sul davanti con tanto di argano. La strada per Port Barton deve essere bella impervia, infatti è percorribile solo nella stagione secca. Saliamo sul bestione e aspettiamo che lo carichino a dovere di passeggeri e merce. Sembriamo delle sardine in una scatoletta, la jeep ingrana la marcia e parte. La strada è micidiale, un’ora abbondante di terra e fango. Qualche giorno fa ha piovuto e quindi la strada è completamente zuppa d’acqua, le ruote affondano di 50 cm nel fango e la jeep nonostante il peso slitta che è un piacere. L’autista è davvero bravo, attento e sicuro, ciò nonostante io mi stringo alle sbarre e ogni volta che sembra che ci dobbiamo cappottare faccio dei versetti di terrore, al che un filippino mi tranquillizza e mi dice “don’t worry, it’s normal!” E così sarà perchè arriviamo sani e salvi a Port Barton. Subito cerchiamo un posto dove dormire e facciamo una camminata sulla spiaggia e da un bungalow sentiamo una voce: “Cobretti!” è Carlos che chiama Paolo..carramba che sorpresa!

7 commenti su “Palawan Island”

  1. ah bbbbbbelliiiiiiiiiiiiiiiiiii
    che se dice??
    eh si vale io so partito finalmente
    sto a magna’ come un porco qua in india!!!
    ma pigliate un volo e veniteme a trova no??
    ahahah
    ciao belli buon viaggio 😉

  2. L’altro giorno ho lavato per errore la caffettiera nella lavastoviglie. E’ diventata da cromata a color topo. Ho provato a farci qualche caffè dopo averla raschiata per bene con la spugnetta di ferro. Funziona ma il caffè sà di uranio impoverito. Quindi non lamentarti del tuo caffè surreale… che quà c’è di peggio!!!!
    Vai Ragazzi!!!

  3. ciao zii zapa e paolo!!!che bello leggere i diari tutti in una volta!!!sono felice di sapere che i viaggi ti terrorizzano ancora e che ancora urli a qualche saltello in più!!
    emma/diego ringraziano gli zii zingari per il capitale speso in offerte agli dei!!! GRACIAS!!!

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