Dakar

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Facciamo colazione in ostello prima di partire per Dakar. Con un taxi raggiungiamo la stazione e lì cerchiamo un bus..e via con il solito rito, contrattare il prezzo per noi e per i bagagli. Il Bus non è altro che un furgone super scassato con le scorrevoli saldate per non far cadere la gente, ci sono diverse file di sedili molto artigianali, tre orizzontali e due verticali. Più o meno siamo in tredici dentro il furgone ma siamo decisamente più comodi che nel taxi. I bagagli sono tutti ammassati sopra il portapacchi del furgone. Prima di partire l’autista fa una specie di rito scaramantico sul sedile e sul volante del bus. Sono decisamente superstiziosi tanto che tutti i bambini hanno addosso il gri-gri, un talismano porta fortuna. SenegalNon è altro che uno spago con un ciondolo, tipo una conchiglia, delle perline o un sacchettino con dentro qualcosa, c’è chi lo porta legato attorno alla pancia o intorno al braccio. Il viaggio è abbastanza lungo, quasi quattro ore. Lungo la strada incrociamo vacche, capre, baobab giganti e diversi piccoli paesi. Non sappiamo esattamente dove scendere così scendiamo al capolinea. Qui solito macello, veniamo assaliti da milioni di tassisti. Telefoniamo al figlio di Fatu, Alioune, che spiega ad un tassista dove abita. Così, a caro prezzo, raggiungiamo casa sua. Dakar è una città immensa, il centro è un delirio di strade, palazzi e traffico e anche in periferia non si scherza, ci sono solo edifici più piccoli e le strade sono ricoperte di sabbia. Conosciamo Alioune, è un professore di inglese. Finalmente gli consegniamo il pacco che sua mamma ci aveva dato a Noadhibou, 10 chili tra succhi di frutta, biscotti e latte! Dormiamo a casa sua e il giorno dopo andiamo con lui ad assistere ad una sua lezione. Le classi sono decisamente numerose, di media ha trenta studenti per classe! Le sue lezioni sono interamente in inglese ai suoi studenti infatti non parla mai in Francese e la lezione è difficile pure per noi!! I ragazzi hanno circa 15-16 anni e sono molto partecipi, ridono e scherzano con il loro professore. Nel pomeriggio andiamo con Alioune a vedere l’isola di N’gor. Si arriva su quest’isoletta con una piroga, il tragitto è brevissimo circa due minuti. L’isola di N’gor è minuscola, ci sono solo case e ristoranti per i turisti e ovviamente una scuola di surf. E’ zeppa di surfisti e non mi piace per niente. E’ pomeriggio ed è molto ventilato e non c’è nessuno in acqua ma il mare c’è ed è anche abbastanza grosso.

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